sabato 27 ottobre 2018

La Domenica del Corriere in panchina. Il manifesto di Negri e Confalonieri (1960)



Confalonieri-Negri, Domenica del Corriere (1960)
Nel 1960 lo Studio Negri e Confalonieri realizza un manifesto per la Domenica del Corriere che può essere letto come una sorta di "gioco dei rimandi".
Il settimanale illustrato, fondato nel 1899 e venduto in allegato al Corriere della Sera, raggiunge in quei primi anni Sessanta il milione di copie vendute, piazzandosi al primo posto tra i periodici, quasi doppiando Oggi, il secondo in classifica. Questo balzo in avanti coincide con la direzione di Dino Buzzati, a cui nel 1954 viene affidato il compito di ammodernarlo. Dal punto di vista giornalistico, egli trasforma il periodico nel luogo dove arrivano a scrivere le migliori firme del giornalismo italiano, tra cui Indro Montanelli, cambiando radicalmente l'approccio dell'epoca precedente, quando gli articoli non erano affidati a professionisti, ciò per un'idea di presunta garanzia di genuina interpretazione degli umori popolari.

Al rinnovamento giornalistico non corrispose un ripensamento della veste grafica, che restò rigorosamente legata alla tradizione: prima e ultima di copertina disegnate, con illustrazioni tratte dai fatti di cronaca della settimana. Per quarant'anni, fino al 1945, fu Achille Beltrame la firma della Domenica (celeberrime le sue tavole che raccontavano la vita in tricea durante la prima guerra mondiale), poi avvicendata da quella, altrettanto nota, di Walter Molino.
Diversamente dai molti periodici che nascono in questo periodo (da Oggi a Epoca) la nuova Domenica del Corriere non adotta la copertina con immagini fotografiche, che in quell'epoca divengono prevalenti non solo in campo giornalistico, ma anche pubblicitario, editoriale, spesso combinate a raffinate e ricercate ideazioni grafiche.

A Ilio Negri e a Giulio Confalonieri, esponenti di punta della straordinaria stagione di sperimentazione di arte grafica milanese, viene dunque affidato il compito di comporre un manifesto che sottolineasse il messaggio di modernità, di rinnovamento, dove però era irrinunciabile l'immagine di corporate identity, il marchio di una fortunata tradizione che aveva reso possibile la sopravvivenza del giornale per tutta la prima metà del secolo, attraverso due guerre mondiali.

Ed ecco allora che l'impaginato pubblicitario di Negri e Confalonieri, pulito ed elegante (si veda la coeva pubblicità per Cassina) viene architettato come un "gioco dei rimandi".
A cominciare dallo slogan riportato in calce; «è sempre stata la più bella», che non è altro che il refrain dell'ottocentesca canzone popolare dedicata alla bandiera tricolore, a sottolineare il legame nazionale tra il "glorioso" settimanale e la storia del Paese.
Norman Rockwell, Girl reading The Post (1941)
Un altro elemento legato alla tradizione è costituito dal lettering di gusto floreale della testata del giornale. Una riproposizione che certo non corrispondeva con le molteplici sperimentazioni sui font di quegli anni, a cui in particolare Negri contribuì, essendo uno degli otto designer che nel 1965 fece parte del gruppo di ricerca della Fonderia Nebiolo da cui scaturì il font "Forma".
Nonostante i "paletti", i due grafici riescono ad ideare una rappresentazione moderna e raffinata. Il richiamo iconografico è senz'altro riconducibile a Norman Rockwell, artista e celeberrimo illustatrore dell'americano The Saturday Evening Post per il quale realizzò, tra il 1916 e il 1963, 300 copertine.
Il confronto è innanzitutto con Girl Reading the Post, copertina illustrata del 1 marzo 1941. La tecnica disegnativa di Rockwell raggiunse negli anni Cinquanta una tale perizia tecnica da rendere le sue illustrazioni indistinguibili da una foto (Rockwell molto spesso realizza le proprie opere pittoriche partendo dallo scatto fotografico, cosa che lo accomuna con gli illustratori delle pin-up girls). Negri e Confalonieri si ispirano a quel modello di ottimismo e divertimento, ma anche di rigorosa geometria della composizione. Scelgono di farlo con una nitida foto in bianco e nero, un still life della domenica mattina: su una panchina sospesa nel bianco omogeneo del fondo (anche questo rimando rockwelliano) è seduto un gruppo familiare, mamma, papà e bambino al centro, elegantemente vestiti, come si addice al giorno di festa, immersi nella lettura della Domenica. I loro volti sono celati dalla copertina, disegnata e sfavillante di colori: si tratta del numero apparso in edicola il 27 settembre 1959, in cui Walter Molino illustrava da un lato l'atterraggio sulla Luna della sonda spaziale sovietica Lunik II e dall'altro una divertente scena avvenuta al Circo Togni all'interno della gabbia dei leoni.

Roberta Rizzato