Confalonieri-Negri, Domenica del Corriere (1960) |
Nel 1960 lo Studio Negri e Confalonieri
realizza un manifesto per la Domenica del Corriere
che può essere letto come una
sorta di "gioco dei rimandi".
Il
settimanale illustrato, fondato nel 1899 e venduto in allegato al
Corriere della Sera,
raggiunge in quei primi anni Sessanta il milione di copie vendute,
piazzandosi al primo posto tra i periodici, quasi doppiando Oggi,
il secondo in classifica.
Questo balzo in avanti coincide con la direzione di Dino Buzzati, a
cui nel 1954 viene affidato il compito di ammodernarlo. Dal punto di
vista giornalistico, egli trasforma il periodico nel luogo dove
arrivano a scrivere le migliori firme del giornalismo italiano, tra
cui Indro Montanelli, cambiando radicalmente l'approccio dell'epoca
precedente, quando gli articoli non erano affidati a professionisti,
ciò per un'idea di presunta garanzia di genuina interpretazione
degli umori popolari.
Al rinnovamento giornalistico non
corrispose un ripensamento della veste grafica, che restò
rigorosamente legata alla tradizione: prima e ultima di copertina
disegnate, con illustrazioni tratte dai fatti di cronaca della
settimana. Per quarant'anni, fino al 1945, fu Achille Beltrame la
firma della Domenica (celeberrime
le sue tavole che raccontavano la vita in tricea durante la prima
guerra mondiale), poi avvicendata da quella,
altrettanto nota, di Walter Molino.
Diversamente dai molti periodici che
nascono in questo periodo (da Oggi a Epoca) la nuova
Domenica del Corriere non adotta la copertina con immagini
fotografiche, che in quell'epoca divengono prevalenti non solo in
campo giornalistico, ma anche pubblicitario, editoriale, spesso
combinate a raffinate e ricercate ideazioni grafiche.
A Ilio Negri e a Giulio Confalonieri,
esponenti di punta della straordinaria stagione di sperimentazione di
arte grafica milanese, viene dunque affidato il compito di comporre
un manifesto che sottolineasse il messaggio di modernità, di
rinnovamento, dove però era irrinunciabile l'immagine di corporate
identity, il marchio di una fortunata tradizione che aveva reso
possibile la sopravvivenza del giornale per tutta la prima metà del
secolo, attraverso due guerre mondiali.
Ed ecco allora che l'impaginato
pubblicitario di Negri e Confalonieri, pulito ed elegante (si veda la
coeva pubblicità per Cassina) viene architettato come un "gioco
dei rimandi".
A cominciare dallo slogan riportato in
calce; «è sempre stata
la più bella», che non è
altro che il refrain dell'ottocentesca canzone popolare dedicata alla
bandiera tricolore, a sottolineare il legame nazionale tra il
"glorioso" settimanale e la storia del Paese.
Norman Rockwell, Girl reading The Post (1941) |
Un altro elemento legato alla
tradizione è costituito dal lettering di gusto floreale della
testata del giornale. Una riproposizione che certo non corrispondeva
con le molteplici sperimentazioni sui font di quegli anni, a cui in
particolare Negri contribuì, essendo uno degli otto designer che nel
1965 fece parte del gruppo di ricerca della Fonderia Nebiolo da cui
scaturì il font "Forma".
Nonostante i "paletti", i due
grafici riescono ad ideare una rappresentazione moderna e raffinata.
Il richiamo iconografico è senz'altro riconducibile a Norman
Rockwell, artista e celeberrimo illustatrore dell'americano The
Saturday Evening Post per il quale realizzò, tra il 1916 e
il 1963, 300 copertine.
Il
confronto è innanzitutto con Girl Reading the Post,
copertina illustrata del 1 marzo 1941. La tecnica disegnativa di
Rockwell raggiunse negli anni Cinquanta una tale perizia tecnica da
rendere le sue illustrazioni indistinguibili da una foto (Rockwell
molto spesso realizza le proprie opere pittoriche partendo dallo
scatto fotografico, cosa che lo accomuna con gli illustratori delle
pin-up girls). Negri e Confalonieri si ispirano a quel modello di
ottimismo e divertimento, ma anche di rigorosa geometria della
composizione. Scelgono di farlo con una nitida foto in bianco e nero,
un still life della domenica
mattina: su una panchina sospesa nel bianco omogeneo del fondo
(anche questo rimando rockwelliano) è seduto un gruppo familiare,
mamma, papà e bambino al centro, elegantemente vestiti, come si
addice al giorno di festa, immersi nella lettura della Domenica.
I loro volti sono celati dalla copertina, disegnata e sfavillante di
colori: si tratta del numero apparso in edicola il 27 settembre 1959,
in cui Walter Molino illustrava da un lato l'atterraggio sulla Luna
della sonda spaziale sovietica Lunik II e dall'altro una divertente
scena avvenuta al Circo Togni all'interno della gabbia dei leoni.
Roberta Rizzato