La firma su un quadro – in questo caso quella di “e.
frescura” - e i dati anagrafici dell’autore che non si riescono a trovare: è
così che nascono i tormentoni, causati dall’oblio biografico e che spingono gli
studiosi a cercare ovunque pur di venire a capo dell'enigma.
Ma spesso succede che cercando una cosa, si finisca per
trovarne un'altra.
È il caso della cartellina “professori di disegno"
contenuta nella busta 9 dell'Archivio della Provincia di Treviso conservata
presso l'Archivio di Stato di Treviso.
È una cartellina che riporta a tempi lontani, ad atmosfere
da libro Cuore, quando i maestri, e
gli insegnanti in genere, rivestivano un ruolo fondamentale per la formazione
delle giovani generazioni.
Sono documenti che descrivono uno spaccato di vita scolastica
inconsueto, quello dell'Istituto Tecnico Riccati, oggi noto in città per aver
formato diverse generazioni di ragionieri ma che nel primo quarto del Novecento
era la scuola di riferimento per chi aveva buone propensioni artistiche –
propedeutica per molti studenti che volevano accedere all'Accademia di Belle
Arti di Venezia – o interesse per l'edilizia.
Per questo, avere dei bravi insegnanti di disegno era
fondamentale, senza alcun tipo di favoritismo se gli studenti frequentavano i
corsi diurni, serali o domenicali. Tutti dovevano poter godere delle stesse
opportunità e tutti dovevano avere insegnanti di prim'ordine.
Negli elenchi dei “professori di disegno” assunti negli anni
scolastici dal 1906 al 1909 si possono quindi trovare i nomi sia del professor
Pavan Beninato Giuseppe, pittore di ispirazione accademica di cui si conservano
due dipinti presso i Musei Civici trevigiani, che Giorgio Martini (Oderzo, ? -
Treviso, 1909), padre del più famoso Alberto e maestro dell'omonimo Arturo.
Dagli stipendi dichiarati dei due professori si evince che
il titolare della cattedra principale, quella diurna, era Giorgio Martini professore
di disegno al Riccati fin dal 1879, che guadagnava 2.000 lire all'anno, mentre
Pavan Beninato, il cui monte ore annuale era decisamente inferiore a quello di
Martini, guadagnava 600 lire annue.
Nel 1910 venne poi chiamato a sostituire Giorgio Martini,
venuto a mancare proprio durante l’anno scolastico 1909-1910, il professor
Arturo Olivotti di Venezia. Questa assunzione in cattedra fu particolarmente
sentita in città, tanto da ottenere un piccolo spazio nelle colonne de Il Gazzettino di Treviso del 21 gennaio
1910 con un articolo dal titolo Hanno
trovato il professore. E proprio durante la sua permanenza a Treviso il
professor Olivotti ebbe modo di scrivere la sua Guida tecnico-pratica per lo svolgimento del programma di disegno negli
Istituti Tecnici, data alle stampe nel 1911. La sua supplenza presso
l'Istituto Tecnico Riccati si protrasse anche nell'anno scolastico 1910-1911,
ma già l'anno successivo venne assunto nella cattedra principale di disegno il
maestro Giulio Ettore Erler (Oderzo, 1876 - Treviso, 1964). Ad affiancare Erler
nell’insegnamento del disegno fu chiamato Annibale Fiorin e dal 1914 Ezio
Frescura, all’anagrafe Alessio Ortolan (Calalzo di Cadore, 1872 – Treviso,
1926).
![]() |
Giulio Ettore Erler |
Erler fu, come Frescura, un pittore ancora legato a quel
mondo accademico che stava cedendo il passo a nuove idee e nuove forme di
espressione artistica. Non per questo però lo si può annoverare tra gli artisti
minori o “antiquati”, poco presenti nella vita cittadina. Erler visse
pienamente la città che lo adottò frequentando attivamente e proficuamente
l'ambiente artistico trevigiano. E, ancora una volta emulando Frescura, non
mancò di esprimere grande generosità al mondo dell’arte trevigiana. Ezio
Frescura aiutò Luigi Serena in un periodo di difficoltà come ricorda Sante
Cancian in occasione dell’apertura della mostra del 1927 per celebrare l’arte
del maestro: «ora così affettuosamente onorato, era morto a Treviso – dopo una
vita di stenti – in una soffitta di Via Barberia, lasciando come patrimonio
liquido cinque lire, avute in prestito da un altro pittore: il cadorino Ezio
Frescura» (https://santecancian.wordpress.com/info/). Giulio Ettore Erler invece
anticipando di tasca sua le spese per la realizzazione di un'esposizione di
artisti trevigiani che si sarebbe dovuta svolgere nel 1922. Così infatti si
trova scritto nella rubrica del Cagnan, il noto settimanale satirico artistico
trevigiano, I ne comunica del 20
agosto: «che el prof. Erler staga organizzando una nova mostra d'arte
anticipando de scarsela la soma ocorente per le prime spese».
La frenesia professionale e artistica di Erler però non
tardò a presentargli il conto: sul finire del 1926 il maestro opitergino fu
costretto a chiedere un congedo di due mesi dall'insegnamento, a decorrere dal
giorno 3 dicembre, per malattia. Nel certificato medico si legge che Erler
aveva 50 anni, era pittore e insegnante di disegno ed era affetto da
esaurimento «dipendente da una eccedenza di lavoro e occupazione».
A sostituire Erler come supplente nell'incarico di
insegnante di disegno, venne chiamato Clemente Collelli che rimase
nell'istituto trevigiano fino alla fine dell'anno scolastico del
1927.
Frescura invece insegnerà al Riccati per tutto l’anno
scolastico 1924-1925, impartendo lezioni di disegno e prospettiva anche al
giovane Amintore Fanfani, prima di diventare direttore della scuola di Arti e
Mestieri di Treviso.
L’atmosfera creativa che si respirava a Treviso nel primo
quarto del Novecento era sicuramente di prim'ordine. La sensibilità per la
nuova forma d’arte, in bilico con quello che comunemente va sotto il nome di
artigianato artistico, era pari a quella che stava crescendo nel resto d’Europa
e che guardava con grande interesse a quanto stava succedendo in Gran Bretagna,
in particolar modo alla scuola di Glasgow, dove si era sviluppato quel fertile
movimento d’idee che si riconosceva sotto il nome di Arts and Craft (a titolo
di esempio basti ricordare la fucina di idee e produzione artistica uscita
dalle trevigiane fornaci Gregory).
Scuole di Arti e Mestieri, nei primi del Novecento, nacquero
un po' ovunque nella provincia di Treviso (tema che peraltro avrebbe bisogno di
uno studio approfondito), creando l’esigenza di assumere i migliori maestri e
artisti che si trovavano su piazza trevigiana.
È in questo clima particolare di formazione di giovani
generazioni, che non potevano essere scevri dalla grande lezione del passato
per avere uno sguardo originale sul futuro, che si colloca l'esperienza
dell'Istituto Tecnico Riccati. Una scuola che non formava solo personale che
sapesse destreggiarsi tra i meandri burocratici ma che cercava di dare degli
input affinché fosse la creatività a dare il meglio di sé stessa.
Da qui l'assunzione nel corpo docente di insegnanti come
Giorgio Martini, Giuseppe Pavan Beninato, Giulio Ettore Erler o Alessio
Ortolan, alias Ezio Frescura.
Silvia Rizzato
Si ringrazia Lorenzo Cecchel dell’Archivio di Stato di
Treviso per avermi segnalato la cartellina dei “professori di disegno” e per la
fondamentale collaborazione nella risoluzione del “caso Frescura”.
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