Ieri inaugurazione della mostra "Aldo Manuzio il rinascimento di Venezia". Solitamente non frequento le inaugurazioni: troppa gente, possibilità ridotta di vedere le opere, ecc. Ma Manuzio alle Gallerie dell'Accademia e, confesso, anche il dipinto meraviglioso scelto come manifesto della mostra, il "Ritratto di donna in veste di Flora" di Bartolomeo veneto, hanno indotto a fare uno strappo alla regola. Una mostra che in parte però ha deluso: opere interessanti in esposizione, alcune strepitose quali il "Ritratto di Luca Pacioli e di Guidobaldo da Montefeltro" attribuito a Jacometto Veneziano (Museo di Capodimonte) altre che non aggiungono nulla al fillo narravito - quali i quattro ritratti finali. Le edizioni aldine, molte miniate, sono naturalmente materiali di altissima qualità. Ma... mi è risultata una mostra troppo all'insegna della mera giustapposizione di opere, con un percorso espositivo criptico, estetizzante, avulso da un filo storico più comprensibile al pubblico; aggiungerei che si è voluto esporre troppo, a tutti i costi. Irritanti i pannelli esplicativi: veder scritto che il delfino, il marchio studiato e scelto da Manuzio per le sue edizioni, è un "brand" ha fatto venire mezza orticaria, che Venezia fosse la Silicon Valley del Quattrocento è parso insulso e superfluo, come se il pubblico avesse necessità di confronti di questa levatura per immergersi nel contesto storico proposto. Il catalogo promette meglio, a fronte della presenza di numerosi e autorevoli saggi.
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