venerdì 7 luglio 2017

L’omaggio che probabilmente Mataloni volle fare ad Auer




Che Mataloni conoscesse le scoperte fatte dal barone Carl Auer von Welsbach, è fuor di dubbio, visto che tra i manifesti realizzati proprio dal maestro romano troviamo quello relativo al Brevetto Auer.
Carl Auer rivoluzionò il modo di illuminare le città, pur utilizzando la stessa fonte energetica, il gas illuminante, che per decenni diede luce alle principali città europee.
Tra il 1879 e il 1884 aveva già iniziato a diffondersi quella fonte illuminante che ancora oggi utilizziamo: la luce elettrica a filamento incandescente.
Sembrava che il vecchio sistema di distribuzione del gas, che portava luce in ogni lampione, dovesse essere abbandonato per lasciar posto alla nuova invenzione, che garantiva una maggior irradiazione di luce.
Il primo brevetto presentato da Auer nel 1885, non ebbe grande successo perché la reticella incandescente, che tanta fortuna gli portò in seguito, si rivelò fragile e la luce che emetteva era verdastra al posto che bianca.
Ma la sua intuizione di creare un involucro incandescente che moltiplicasse l’effetto della luce non tardò a dare i suoi frutti con il brevetto che Auer presentò nel 1891: la reticella, o mantello che dir si voglia - fatto in Torio e Cerio nella combinazione proporzionale di 99 a 1 – la quale produceva una luce bianca assai soddisfacente. Inutile dire che questa invenzione ebbe subito un enorme successo visto che le città per la prima volta poterono essere illuminate quasi fosse ancora giorno.
Ma prima di arrivare alla scoperta della reticella incandescente, bisogna fare un passo indietro, quando nel 1880 Auer lascia Vienna per studiare ad Heidelberg con Robert Bunsen il quale assegnò al giovane viennese il compito di analizzare dei campioni minerali di terre rare.
Tornato a Vienna, Auer continuò i suoi studi sui minerali di terre rare e nel 1885 riuscì a dividere il presunto elemento chiamato Didimio in due elementi autentici: il Praseodimio (numero atomico 59) e il Neodimio (numero atomico 60).
Per Auer fu una scoperta importante perché le polveri di praseodimio potevano conferire una tonalità verde alle ceramiche mentre quelle di neodimio davano un colore rosa ai vetri per gli occhiali protettivi.
Torniamo quindi a Mataloni e ai cartelloni da lui realizzerati per la Società Anonima per la Incandescenza a Gas Brevetto Auer, uno datato 1895 e l’altro post 1895.
Il primo, quello datato e firmato per esteso, presenta, oltre al beccuccio con reticella incandescente, un fondo a piastrelle di ceramica verde, mentre il secondo ha un fondo che assomiglia a una vetrata a rulli (quelli che ancora si vedono in molte finestre di palazzi veneziani) ma che in realtà potrebbe trattarsi di una combinazione di lenti circolari colorate proprio con il neodimio.
Probabilmente non sapremo mai se Mataloni con questi due cartelli abbia voluto rendere omaggio al grande scienziato viennese Carlo Auer che rivoluzionò il modo di illuminare le città.
Certo è che la coincidenza nell’uso di elementi decorativi come di piastrelle in ceramica verde o di vetri circolari rosa, lasciano aperte tutte le ipotesi, anche quella che il maestro Mataloni conoscesse l’attività scientifica di barone von Welsbach più di quanto noi oggi possiamo nemmeno ipotizzare.

Silvia e Roberta Rizzato

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