Franz Laskoff, 1902 |
I Magazzini Mele non furono solo un “Paradiso delle signore”
al pari dei grandi magazzini parigini che ispirarono il romanzo di Emile Zola,
ma anche una vera fucina di réclame
disegnate dai migliori cartellonisti italiani del momento.
Fondati nel 1889 dai fratelli Emiddio e Alfonso Mele,
facoltosi proprietari terrieri, gli omonimi magazzini (il cui slogan recitava:
Massimo buon mercato) prendono vita proprio sulla scia di quanto i due fratelli
napoletani avevano ammirato a Parigi: gli empori La
Fayette e il Bon
Marché.
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Franz Laskoff, 1901 |
E l’ulteriore grande intuizione dei fratelli Mele fu proprio
quella di scommettere sulla pubblicità, per cui investirono ingenti somme di
denaro facendo eseguire da tipografi locali dei cartelloni da fissare sui muri
della città seguendo il loro particolare gusto artistico e la loro idea di come
proporre i prodotti che commerciavano. Ma trascorso il primo decennio di
attività, e appurato che avevano scommesso bene con i Magazzini Mele, i due
fratelli napoletani decisero di fare un salto di qualità rivolgendosi alla più
grande casa pubblicitaria d’Italia: l’Officina Grafica Ricordi di Milano. Per la Ricordi in quegli anni
lavoravano i più bravi e importanti cartellonisti sia italiani che stranieri,
tra cui Franz Laskoff che si distingueva per uno stile anglosassone con figure
piatte dai contorni sottilissimi.
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Beggerstaff, 1895 |
Nonostante il suo stile si discostasse non poco da quello
dei suoi colleghi, vedi fra tutti Dudovich o Terzi che per i Magazzini Mele
produssero altrettanti celeberrimi cartelloni, Hohenstein concesse a Laskoff
piena libertà di espressione, assecondando la sua vena artistica che si
avvicinava ai modi degli inglesi Beggerstaffs Brothers.
Fu così che i suoi cartelloni si poterono distinguere per
l’uso della tinta piatta, senza contorni o al più appena accennati, eliminando
completamente le mezzetinte, come fossero stati composti utilizzando la tecnica
del collage tipica della produzione dello studio Beggerstaffs.
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Beggerstaff, 1894 |
L’attività anglosassone di Laskoff seppe inserirsi proprio
in quella via di mezzo tra l’audacia dei Beggerstaffs e i più “tradizionali”
cartellonisti d’oltremanica, dandogli così la possibilità di continuare la sua
attività di cartellonista fino allo scoppio del Grande Guerra. Laskoff venne
poi dato per disperso in battaglia nel 1918.
Per chiudere, i Magazzini Mele continuarono a prosperare
fino alla morte di Emmidio nel 1928, dopodiché l’impresa passò al nipote Davide
che non riuscì a far fronte alla grande crisi del 1929 tanto più che il suo
impegno in Senato (incarico ottenuto già nel 1928) lo costringeva a trascorrere
molto tempo a Roma. I Magazzini Mele chiusero quindi definitivamente le
serrande nel 1932.
Silvia Rizzato
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