domenica 3 luglio 2016

Palazzo Pola in piazza dei Cerchi

Palazzo Pola, assieme alla dimora dei Bressa, era senz'altro tra i più belli edifici che Treviso potesse vantare.
Furono commissionati da due importanti famiglie, Pola e Bressa, che non erano orinde di Treviso e che entrambe videro modificati i loro cognomi originari, preferendo l'indicazione del luogo di provenienza.
Ricordiamo che i Bressa, originari dai territori bresciani, quando arrivarono a Treviso si chiamavano Bettignoli.
I Pola o Castropola invece, come si può intuire, provenivano dall'omonima città istriana e il loro cognome originario era Sergi. Si trattava di un'importante famiglia che vantava origini molto antiche, discendenti dalla gens Sergia romana, quegli stessi Sergi che tra il 25 e il 10 a.c. fecero costruire l'omonimo arco che ancora si può ammirare a Pola.
I Sergi intrattenevano stretti rapporti con il patriarca di Aquileia, tanto che nel 1294, per evitare le pretese veneziane sulla città, il patriarca li riconobbe come guida della città dando loro la possibilità di insediarsi nel Castro Polae che divenne, in forma contratta, il secondo cognome con cui si identifava la famiglia: i Castropola.
Quando nel 1331 il popolo di Pola si sottomise volontariamente al dominio di Venezia i Sergi dovettero abbandonare la loro città, riparando a Treviso dove, con il favore degli stessi veneziani, acquistarono prestigio e benefici.
Qui i Sergi, o i Castropola o semplicemente i Pola, entrano a far parte della nobiltà cittadina e, come i Bressa, decisero di far costruire un palazzo degno del loro rango.
Entrambe le famiglie decisero di affidare il progetto delle loro dimore a una tra le più importanti botteghe operanti a Venezia e nella terraferma della Serenissima: i Lombardo, famosi architetti e scultori originari dalla Val Brembana, il cui vero cognome era Solari.
I Bressa affidarono la progettazione al giovane Tullio, poco più che trentenne, mentre i Pola preferirono rivolgersi al più esperto Pietro, padre di Tullio.
A ben vedere i due prospetti dei palazzi, non possono esserci dubbi che entrambi presentino lo stesso "marchio di fabbrica", riscontrabile per esempio nella lunga serie di aperture centinate che contrassegna il salone passante dei due piani nobili e le aperture di sottotetto centinate.
Curioso rilevare gli anni di realizzazione dei due palazzi: 1493 palazzo Bressa, 1492 palazzo Pola.
E' inoltre interessante notare, riportando una parte del contratto di tajapiera trascritto da Gustavo Bampo nel suo Spoglio notarile, come le due fabbriche siano "cresciute" guardando i dettagli una dell'altra: "prometono el dicto m. Stefano et m. Bortolo simul et in solidum far le colone de i portegi de la sua casa cum suo volti de pria viva a muro de do prie soazadi de fuora come e quale de le balchonade de queli da puola (palazzo Pola)". In pratica, il figlio guardava a quanto realizzava il padre!
Ma tornando alla famiglia Pola, anch'essa artefice e rovina del proprio palazzo, visse un secondo periodo di grande splendore sul finire del Settecento quando i francesi invasero i territori della Dominante. In quel periodo, a capo della casata c'era Paolo Pola, di soli 24 anni, schierato pienamente dalla parte dei francesi tanto da ospitare nel suo palazzo cittadino sia i vertici dell'esercito transalpino che lo stesso imperatore Napoleone in visita a Treviso.
Caduto l'impero francese, a Treviso arrivarono gli austriaci e con essi anche l'inizio della fase discendente della famiglia Pola.
Sperperato buona parte del patrimonio per sostenere una vita sfarzosa durante la dominazione francese, nel 1853 la famiglia istriana si estinse dopo aver venduto buona parte dei suoi possedimenti, compreso il palazzo di città.
Nel 1842 infatti il glorioso palazzo Pola, decorato con dipinti di Bernardino Bisson, venne venduto all'industriale della carta Tommaso Salsa che, al posto di riconoscerne il grande valore artistico, preferì abbatterlo per costruivi il freddo edificio che ora ospita la sede della Banca d'Italia.
Una curiosità, prima di citare anche in questo caso il cronachista trevigiano Francesco Scipione Fapanni: quella che noi oggi conosciamo come piazza Pola, fino a inizio Ottocento era conosciuta come piazza dei Cerchi, ossia una traslazione del cognome originario dei Pola, ossia Sergi.
Come per Palazzo Bressa, Fapanni non perdona ai trevigiani di aver permesso lo scempio di distruggere due opere di tale importanza e così scrive:
"Ha osservato l'ab. Giovanni Pulieri, favellando con Agostino mio padre, nel febbr. 1844, e con altri, che, quando fu levata la Fontana delle do Tette dal palazzo del Veneto Podestà, tutto Treviso gridò ai profani pel sacrilegio, e nella distruzione di quella memoria: ed ora che fu tutto atterrato il secondo magnifico edificio, dopo  quello del Bressa, nessun lamentò il monumento perduto".

1 commento:

  1. Potete indicare cortesemente la fonte bibliografica del Palazzo Pola di Treviso in immagine all'inizio di questo articolo? Da quale manoscritto è stata presa?
    Grazie

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