Ritratto di Memi Zanchetta |
E’ di questi giorni il sorprendente
ritrovamento di un’opera giovanile di Arturo Martini che si
riteneva perduta (in alternativa, essa veniva identificata con
l’Ubriaco, ora al Museo Civico Bailo di Treviso). Si tratta
del Ritratto di Memi Zanchetta, busto in gesso scolpito nel
1910, che presto sarà visibile nel percorso martiniano all’interno
del nuovo Museo Bailo in Borgo Cavour a Treviso.
La notizia dà l’occasione per
ricordare un episodio della vita del grande scultore trevigiano, che
aiuta a ricostruire un clima culturale ma anche sociale della Treviso
d’inizio Novecento. Il fatto si colloca nello stesso anno in cui il
giovane Arturo ritrasse Memi Zanchetta.
Maternità |
Nel 1910, di ritorno dal viaggio-studio a Monaco
di Baviera, il ventenne Arturo Martini, artista già riconosciuto e
apprezzato non solo entro le mura cittadine, si inventò la
professione di gallerista sotto i portici del Calmaggiore, la via
principale della sua città natale. La cronaca dell’epoca registra
questa nuova impresa, così come soleva fare per qualsiasi iniziativa
che potesse far avanzare il progresso commerciale o industriale in
questa piccola città di provincia, investita anch’essa dal fervore
di trasformazione in atto ovunque, e non solo in Italia.
Il soggiorno monacense, finanziato
dall’industriale delle ceramiche artistiche Gregorio Gregori, uno
dei suoi principali mentori in questa fase di formazione artistica,
consentì al giovane scultore di entrare in contatto diretto con
artisti che senz’altro incisero sulle sue future scelte
stilistiche, e prova ne furono le opere esposte nel nuovo negozio, ad
iniziare dalla scultura Maternità.
Può apparire strano che un giovane e promettente artista
pensasse di dedicarsi a un'attività commerciale, aprire un negozio che, come si legge negli articoli
de Il Giornale di Treviso, doveva servire “per la
raccolta di oggetti d’arte, quadri, bozzetti”. Ma l’utilizzo
delle vetrine cittadine per esporre le novità artistiche degli
artisti locali – ma non solo -, era una pratica in uso ormai da
qualche anno a Treviso; una pratica che precedette alla prima Esposizione d’Arte Trevigiana
del 1907, mostra che così grandi entusiasmi suscitò nella
popolazione. In quell'occasione i trevigiani poterono non solo ammirare gli oggetti d’arte esposti ma anche di acquistarli. E i
lunghi elenchi de Il Giornale di Treviso, che davano conto “chi
comprasse cosa” in occasione delle Esposizioni d’arte trevigiane, ne
sono testimonianza: lo scopo era senza dubbio quello di evidenziare
la schiera di collezionisti, o anche solo amatori d’arte, propensi
all’investimento artistico, ma altresì di innescare un effetto
emulativo. Una sorta di “rincorsa all’acquisto di qualità”.
Nel 1910 questo slancio commerciale venne di certo intuito da Gregorio
Gregori, che divenne finanziatore della nuova attività del
Martini. Da buon imprenditore, di certo annusò questo clima di
interesse, e quando si presentò l’occasione non se la lasciò
sfuggire, percependo quella spiccata propensione della nuova (e
vecchia) borghesia trevigiana ad investire nell’arte. E il giovane
scultore non si ritrasse. Anzi, era il "commesso perfetto" per questa nuova impresa.
Per quanto riguarda la citata consuetudine dei negozi trevigiani a cedere spazi delle loro vetrine, va registrato che tra i più assidui "prestatori" di angoli artistici vi erano le migliori sartorie alla moda collocate
sulle vie più frequentate: Negrin e Ungaro, Pozzi e Barbaro. E anche
in questo caso, puntigliosi trafiletti nei quotidiani davano conto
degli artisti e dei titoli delle opere esposte in questi luoghi del
commercio. Mettere insieme queste piccole cronache d'arte, queste presenze artistiche nei luoghi del commercio, potrebbe fornire
l’occasione per ricostruire un ambiens non solo artistico
ma, in senso più ampio, culturale. Ricordiamo che con la stessa
scrupolosa attenzione, si faceva la cronaca di ogni nuovo negozio che
apriva i battenti, elencando i titolari, gli artigiani e gli artisti
coinvolti nell’impresa.
L’apertura, quindi, di una nuova attività
commerciale gestita dal giovane artista era sì un'operazione “artistica” finanziata da un mecenate per il
quale Martini attivamente lavorò presso l’atelier della sua
azienda dal 1909 al 1911, ma essa si inseriva appieno in quel
“clima Liberty” - parola ricorrente colonne giornalistiche - la cui essenza principale era non solo quella
di ridare valore e sostanza alle arti decorative, e conseguentemente
anche alla produzione seriale, ma anche di decretare la
contaminazione proficua con il commercio e con l’industria.
Per dare un tocco di internazionalità
a questo breve intervento, e per far comprendere la naturale correlazione tra produzione artistica e commercio esistente in questi anni, riportiamo quanto scriveva nel 1900
Alfredo Melani a proposito di Henry Van de Velde, uno degli esponenti
più importanti dell’Art Nouveau: «Andate
a Londra, non avete che a fare un giro in Regent Street, se volete
inebriarvi di cose della nostra arte; e andate a Bruxelles, a Monaco,
a Berlino, a Parigi. A Parigi il Van de Velde, non lungi dall'Avenue
de l'Opéra, in via dei Petits-Champs, ha un magazzino in cui sono
esposti, per la vendita, una quantità di gioielli, lampade, mobili
da lui immaginati; perocchè il Van de Velde, come già il Morris in
Inghilterra, dà il nome e l'opera ad una Società d'Arte
Industriale, di cui il magazzino dei Petits-Champs è una sede
filiale della casa principale, la quale trovasi a Bruxelles.»
(Alfredo Melani, L'arte
industriale nuova. L'origine e il proposito dell'arte nuova. Lavori
in ferro battuto in
“Arte
Italiana decorativa e industriale”, anno IX, dicembre 1900, n. 12)
Il Giornale di Treviso, 25-26 maggio
1910
Arte
Sotto i portici di Calmaggiore è stato
aperto un nuovo negozio per la raccolta di oggetti d’arte, quadri,
bozzetti; con lo scopo diretto a facilitare ai nostri artisti, specie
ai giovani, il mezzo per far conoscere al pubblico ed agli amatori i
loro lavori. Nella nostra città era sentito il bisogno di un simile
negozio, che potrà inseguito ampliarsi in modo da diventare una
piccola esposizione permanente. Al giovane scultore Martini che ha
avuto la geniale iniziativa auguriamo lieto esito.
Il Giornale di Treviso, 27-28 maggio
1910
Esposizione d’arte trevigiana
Il
nuovo negozio di oggetti d’arte aperto in Calmaggiore dal giovane
scultore Arturo Martini è stato ieri visitato da
intelligenti, amatori ed artisti ed autorità, ed i vari lavori ivi
esposti piacquero e vennero apprezzati e lodati. In una breve scorsa
abbiamo notato pregevoli quadri del pittore Antonio Furlanetto (Sera
sul Sile, Le Alpi, Il mare, Panorama di Catania e vari Paesaggi),
del prof. G. Pavan (Interno della chiesa di San Marco e
Paesaggi), del Malossi (Porta Mazzini, Viali
trevigiani e Paesaggio), del giovane e promettente Aldo
Voltolin (Riflessi sotto le fronde, Mulino sul Sile, Prato di
fiori, Farfalle intorno al lume, Piazza Erbe, Viale nel boschetto,
Prato di fiori rosa, Studi vari di Treviso, etc.). Sono pure
esposti altri bei lavori della sig.na Italia Zottarel, del Bianchini,
del Rigobon, del Cacciapuoti, alcune pregiate caricature del Fabiano,
Acquarelli ed impressioni veneziane dell’Apollonio, etc. Del
Martini vi sono alcuni lavori di scultura (Il poeta, Dopo
la catastrofe, Dolore, L’ubriaco, Maternità,
etc.) ed inoltre sono pure esposti bellissimi esemplari delle terre
cotte del Gregori: vasi per piante, busti di sante,
vasetti per fiori, gingilli da tavolo, ferma carte, mascheroni,
calamai, etc. etc. Altri lavori dei nostri artisti trevigiani
andranno ad arricchire la mostra che certamente man mano aumenterà
d’importanza.
Roberta Rizzato
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