EMINENTISSIMUS/ DD FEDRICUS/ TITULI S. MARCI/ S.R.E./ CARDINALIS CORNELIUS/ VENETIA R. PATRIARCHI/ DALMATIAEQUE PRIMAS/ PRIMA(m) HAC SUB ARA/ MISSA(m) CELEBRAVIT/ MDCXXXVI VI AUGUSTI// |
Spesso, visitando città ed edifici pubblici, ci imbattiamo
in lapidi che difficilmente riusciamo a decifrare e a capire il messaggio che
racchiudono. Eppure proprio in quelle lastre di pietra o superfici dipinte si
racchiude la storia della città e delle persone che contribuirono a farla
crescere.
La “lettura” delle lapidi potrebbe costituire uno stimolo
per creare nuovi percorsi conoscitivi e turistici alla scoperta di personalità
dimenticate o per ritrovare le radici di comunità che arrivate da lontano trovarono
nelle città di adozione spazio per far crescere le loro attività.
Il chiostro del Seminario Patriarcale di Venezia racchiude
un ampio catalogo di testimonianze lapidee provenienti per lo più da chiese
distrutte o parzialmente modificate.
Inizieremo il nostro percorso di riscoperta di personaggi o
situazioni passate da una lapide un tempo affissa nel muro dell’antica chiesa
di Sant’Antonin di Castello.
Come si può vedere nella vista prospettica della città di
Venezia incisa da Jacopo
de’ Barbari nel 1500, la chiesa di Sant’Antonin appare
come un edificio a pianta basilicale, a tre navate con facciata a salienti, le
pareti laterali partite da alte lesene raccordate nella parte superiore da
archetti a tutto sesto e il campanile con alta canna scandita da lesene con
cella campanaria a bifora e copertura conica.
Attorno al 1668 l’edificio sacro venne completamente
ristrutturato, forse su progetto di Baldassare Longhena, demolendo gran parte
dell’antico impianto per far posto a una nuova costruzione a piana quadrata con
profondo presbiterio, salvando però la cappella laterale di San Saba decorata
con stucchi avvicinabili allo stile del Vittoria.
l campanile con la caratteristica cuspide a
cipolla.
Fu sicuramente a seguito di questi lavori che la lapide
presa in esame venne asportata e portata in Seminario Patriarca. Essa ricorda la
consacrazione del cardinale Federico Corner, patriarca di Venezia, celebrata il
6 agosto 1636.
Ma chi era Federico Corner?
Federico Corner nacque a Venezia il 16 novembre 1579,
terzogenito di Marcantonio e Chiara Dolfin di Lorenzo. Appartenente a una delle
più ricche e potenti famiglie veneziane - suo padre e suo fratello Francesco
divennero dogi - diventò settimo cardinale della casata.
Il 16 gennaio 1588 lo zio Francesco, allora chierico di
Camera di Sisto V, gli fece ottenere dal Gran Maestro dell’Ordine
Gerosolimitano, il giuspatronato del priorato di Cipro. Successivamente,
intraprese studi giuridici presso l’università di Padova, utili per accedere ad
alte cariche laiche ed ecclesiastiche. Dopo il conseguimento della laurea, nel
1602, ottenne da papa Clemente VIII la nomina di chierico di Camera.
Divenuto vescovo di Bergamo, vent’anni dopo, non volle però
rinunciare alla vita presso la corte papale il che gli permise, il 19 gennaio
1626, di venir nominato cardinale da papa Urbano VIII.
Nel 1631 Federico, dopo varie vicissitudini per
l’assegnazione del titolo vescovile di Padova, venne eletto Patriarca di
Venezia. Egli però giunse in laguna solo un anno più tardi, il 27 giugno 1632,
preferendo nel frattempo risiedere presso l’Abbazia di Vidor, in attesa che a
Venezia passasse l’epidemia di peste.
Dopo dodici anni, nel 1644, il Corner rinunciò al titolo
patriarcale ritirandosi a Roma dove soggiornerà ininterrottamente, tranne i
lunghi periodi trascorsi nella quiete di Vidor, fino alla morte avvenuta il 5
giugno 1653. Fu sepolto nella splendida cappella di Santa Teresa (ove è posto
lo spettacolare gruppo scultoreo dell'Estasi di santa Teresa d'Avila,
opera di Gian Lorenzo Bernini), nella chiesa di
Santa Maria della Vittoria, dove aveva fatto scolpire i busti di sei cardinali
della sua famiglia e del doge suo padre.
A Federico Corner si deve la costruzione del Seminario
Patriarcale di Venezia.
Fonti bibliografiche
e archivistiche:
Moschini G.A., La
chiesa e il seminario di S. Maria della Salute in Venezia, Venezia 1842, p.
88 n. 98
Gullino G., ad vocem Federico
Corner in Dizionario biografico degli italiani Treccani, Roma 1983, vol. 29
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