MATHEMAUCI PRIMUM/ CASSINENSIS HUIUS FAMILIAE VIRGINES/ IN COENOBIO SS. BASSI,
ET LEONIS/ SUB IPSA REIPUBLICAE INITIA,/ DEINDE/ IN INSULA S. SERVULI M. A
PETRO AB: SS. BEN: ET HILARII DONATA/ AN D(om)NI MCIX/ AN(n)UENTIB’ ORDELAPHO FALETRO
DUCE, ET IO: GRAD:CO PAT: GRAED(en)SI/ SEDEM FIXERUNT./ PROPTER EXIMIAE EXEMPLA SANCTIMONIAE/ PUBLICAE
PRIVATAEQ: RE ID COM(m)ODUM ACCIDIT//
Questa lapide commemorativa ricorda le
vicissitudini delle monache benedettine del monastero dei Santi Leone e Basso
di Malamocco, terra anticamente chiamata Matamauco, che nel 1109 lasciarono il loro cenobio originario - reso pericolante a seguito di un bradisismo
(altri parlano di una spaventosa mareggiata) - per trasferirsi nell’isola di San
Servolo.
A venire in aiuto delle monache fu l'abate Pietro di Sant'Ilario che offrì loro una nuova sede visto che i confratelli di San Servolo - presenti nell'isola fin dagli inizi del IX secolo - grazie a ricche donazioni ed elargizioni poterono trasferire la loro sede nella più importante abbazia di sant'Ilario presso Malcontenta.
Come ricordato nella lapide, tutto questo avvenne quando a Venezia governava il doge Ordelafo
Faliero e patriarca di Grado era Giovanni Gradenigo (Ordelafo Faliero rimase in carica dal 1102 al 1117).
Le monache benedettine rimasero
nell’isola per più di cinque secoli. Nel 1615, infatti, vista anche
l’insalubrità dell’isola e la vacanza della sede del convento dei Gesuiti, nel
frattempo espulsi da Venezia, le monache trasferirono il loro cenobio sotto il titolo di
Santa Maria dell’Umiltà.
La chiesa e
il monastero di Santa Maria dell’Umiltà erano posti dietro alla Basilica di
Santa Maria della Salute, lungo la fondamenta delle Zattere; costruiti nei
primi anni del XVI secolo, appartenevano, così come la struttura della Trinità,
al priorato dei Cavalieri Teutonici. Quando nel 1592 papa Clemente VIII decretò
la soppressione del priorato, il complesso venne posto sotto la giurisdizione
dei padri Gesuiti, i quali apportarono notevoli modifiche ai fabbricati.
Con
l’espulsione, nel 1606, dei Gesuiti dalla città e dall’intero territorio della
Dominante, il convento e la chiesa dalla Madonna dell’Umiltà vennero affidati
nel 1615 alle monache benedettine dell’isola di San Servolo che li ressero fino
alla soppressione napoleonica. L’intera struttura venne poi abbattuta nel 1824.
Per ulteriori informazioni sul complesso di Santa Maria dell'Umiltà, suggeriamo questa lettura:
Fonti bibliografiche e archivistiche:
Moschini
G.A., La chiesa e il seminario di S.
Maria della Salute in Venezia, Venezia 1842, p. 87 n. 95
Franzoi
U.-Di Stefano D., Le chiese di Venezia,
Venezia 1975 p. 236
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